LE DONNE DI SPARTA

Giovanna e Francesco

Giovanna Burgio e Francesco Vadi

Vi presentiamo un altro articolo, scritto da Giovanna Burgio e Francesco Vadi (interpreti del capitolo dedicato a Sparta insieme a Giaele Daddi e Maria Vittoria Ricciola), sempre inerente lo spettacolo “Piccole Storie di Grandi Uomini” in scena al Teatro Bolognini di Pistoia sabato 14 aprile alle 21.00.
Ma non stiamo pubblicando il copione, tranquilli, avrete comunque la sorpresa di chi assiste per la prima volta.

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VITA DA ALCHIMISTA

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Eccoci al secondo articolo che si riferisce allo spettacolo “Piccole Storie di Grandi Uomini“, programmato per sabato 14 aprile alle 21.00, Teatro Bolognini di Pistoia.
Le interpreti di questo capitolo sono Jenny Gallo e Luisa Bellissimo, affiancate da Francesco Vadi e Ettore Vellutini .
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L’Alchimia era  una filosofia e ad un tempo una pratica, una scienza sublime e un’Arte, tenuta segretissima per paura dell’Inquisizione.
Lo scopo celato dietro il sipario dei simboli ermetici era risvegliare la coscienza di sé, ottenere una trasmutazione interiore, acquisire insomma nuove e più potenti facoltà dello spirito.
Argomenti tabù nella società tardo medievale, impregnata di superstizione e sete di potere.alchimisti

Entrando nel laboratorio dell’alchimista, vediamo cuocere una materia, in un recipiente dalla forma strana chiamato “Uovo Filosofico”. Un pallone di cristallo il cui orificio permette di introdurvi la materia ed anche di essere ermeticamente chiuso. Ma di che materia si tratta? In realtà poteva essere qualunque sostanza, perché dietro gli esperimenti di una chimica primordiale si voleva imparare una tecnica di trasmutazione interiore.alchimisti 4
Gli Alchimisti erano uomini di fede e scienziati. Usavano strumenti come ampolle e forni per lavorare sostanze chimiche: distillavano le essenze, separavano le sostanze più spesse dalla parte volatile, scoprivano nuovi elementi, e allo stesso tempo utilizzavano la mente per meditare. Visualizzando le operazioni compiute nell’oscurità dei loro laboratori, immaginavano con volontà che la materia che stava cuocendo fosse il composto umano, di cui l’essenza rappresentava la parte più pura, quella virtuosa, quella forte, e le scorie invece erano la parte più grossolana, le debolezze, l’attaccamento alla forma e alla vita mondana.
La fiamma era il loro amore per l’Ideale. Tutto aveva un duplice significato: visibile e invisibile.
alchimisti 2È tradizionale infatti che si adoperasse la simbolurgia per tramandare le istruzioni di questa scienza misteriosa e nello stesso tempo custodirle, preservarle dalla profanazione e dall’uso sconsiderato dei malintenzionati. Istruzioni velate dai simboli che avevano il potere di avvicinare progressivamente l’allievo alla comprensione: man mano che l’Alchimista procedeva nel suo lavoro, tra alambicchi e mantici, avanzava anche nella crescita interiore.IMG_2168
“Più l’Alchimista cuoce e più comprende”, direbbero alcuni nostri amici. Più ricerca, più mette in pratica ciò che ha imparato, e più diventa un profondo conoscitore di se stesso, delle leggi che governano il cosmo, del mondo (o dei mondi) che ci circondano; più sperimenta e più si avvicina anche a Colui che tutto crea.
Il primo ostacolo da superare era costruirsi un laboratorio, facile a dirsi oggi, molto meno a quel tempo. Occorreva un luogo segreto dove chiudersi per compiere le varie operazioni. Un luogo protetto dal silenzio. Poi servivano alambicchi, athanor, aludel, mantici, lampade per la cottura, sostanze di vario genere …alchimisti 3
Nei testi di Alchimia si legge che la materia dell’Opera si trova ovunque, basta guardarsi attorno, e che non costa niente o pochissimo. Ma per effettuare le operazioni materiali, chimiche, fisiche, occorrevano davvero sostanze adatte e strumenti. Bisognava procurarsele senza dare nell’occhio. Non esisteva un negozio dove si poteva chiedere: “scusi, vorrei un etto di antimonio”, oppure: “ha della polvere di proiezione?”. Proprio no.
OLYMPUS DIGITAL CAMERALaboratorio, strumenti, materia, altro non sono che i componenti della coscienza dell’alchimista, che prima entra nella stanza segreta adibita a laboratorio, e poi entra in un’altra stanza segreta: quella della sua anima, dove riesce a portare a termine gli esperimenti di questa “scienza impossibile”.

CHI È NATARTUYA?

IMG_2217aIl 14 aprile alle 21.00 andremo in scena al Teatro Bolognini di Pistoia con “Piccole Storie di Grandi Uomini“.
Ho pensato di pubblicare alcuni articoli, scritti dagli interpreti di Piccole Storie, per aiutarvi a comprendere meglio quello che succede durante lo spettacolo. Ecco il primo, di Maria Vittoria Ricciola, a proposito delle donne dell’antica Mongolia. Buona lettura! E soprattutto buon divertimento a teatro!!!

Maria Vittoria e Chiara

Maria Vittoria Ricciola e Chiara Binotti

Nell’ XI secolo il popolo mongolo era suddiviso in numerose tribù nomadi organizzate in grandi famiglie patriarcali dove la figura femminile aveva una certa rilevanza. Le donne, oltre a svolgere il ruolo di genitrici, si occupavano anche di politica, dell’istruzione dei figli, dello scambio e dell’acquisto di merci e degli affari, fino a ricoprire alte cariche sociali come consiglieri politici. All’interno di tale comunità era ammessa la poligamia con il divieto di fare differenze tra mogli e concubine. Lo stesso diritto di uguaglianza spettava anche ai figli di diverso letto che ricevevano indistintamente la stessa educazione.donne mongolia 3
Ogni consorte possedeva la propria yurta, tipica tenda della Mongolia, dove viveva con la rispettiva famiglia, amministrando autonomamente il proprio patrimonio costituito da oggetti preziosi, carri, armi e persino una propria servitù.
Rispetto alle donne delle altre civiltà dell’epoca, erano molto emancipate; difatti la loro educazione non differiva da quella che veniva impartita agli uomini.eagle hunter
Queste informazioni sono giunte a noi tramite i racconti dei viaggiatori stranieri che rimanevano stupefatti nel vederle andare a cavallo e galoppare con agilità al pari degli uomini. Portavano la faretra e l’arco, venivano istruite nella conduzione dei carri, nella preparazione degli abiti e delle tende e addestrate a combattere. Alla donna spettava il ruolo di mantenere sempre il fuoco acceso e vivo nelle yurte, di decorare questi loro abitacoli con tappeti in feltro, di occuparsi della famiglia e della gestione del clan.
Erano donne fiere e bellicose, non conoscevano la paura e non indietreggiavano dinnanzi a nulla.borte
Gengis Khan ebbe la fortuna di essere affiancato da due donne audaci e scaltre: la madre Hoelun e sua moglie Börte.
Entrambe seppero fronteggiare con dignità ed intelligenza le innumerevoli avversità che si presentarono nella loro vita. Hoelun dopo l’uccisione del marito, capo del clan dei Borijin, fu abbandonata senza alcuna remora al suo destino dalle altre famiglie della tribù. Indifesa e sola, allevò ed istruì i suoi cinque figli in condizioni precarie, tra cui il suo primogenito Temujin, destinato a diventare il più grande conquistatore che il mondo abbia mai conosciuto.donna mongolia
Börte, non fu da meno: affiancò il marito nelle sue imprese, fu una preziosa consigliera, si occupò della famiglia nei lunghi periodi in cui il suo compagno, Gengis Khan, era impegnato a combattere per l’unificazione della Mongolia. Successivamente assunse ruoli importanti nella gestione politica ed economica dell’Impero unificato dal consorte. Grazie al suo senso acuto delle relazioni umane e degli affari economici e politici, seppe mantenere saldo il nucleo del clan e favorire la nascita dell’Impero Mongolo, garantendogli una organizzazione dinamica ed efficace.IMG_2203
Queste ed altre donne riuscirono nell’intento di tramandare le usanze e le tradizioni mongole alle generazioni seguenti, preparando le figlie al potere, così come i figli maschi alla conquista e alla guerra.
Grazie al contributo e all’esempio di questi personaggi rinnovatori, lo scenario asiatico fu caratterizzato per molti secoli dalla pari dignità e valore tra uomini e donne, ciascuno conservando le proprie caratteristiche ma contribuendo assieme agli stessi ideali. La civiltà mongola é antica a causa del tempo ma molti elementi sono più avanzati del modernismo di oggi.