UNA RIFLESSIONE DA “FANTASMA” – di Benedetta Maroni

Benedetta Maroni

Benedetta Maroni Burrini

Nella commedia “Fantasmi e Tavolini Parlanti” io ho una breve parte, da fantasma appunto. Ma sono nella Compagnia Teatrale Archeosofica fin dall’inizio, quando ancora nemmeno si pensava che poi sarebbe nata davvero una Compagnia teatrale. Il nostro primo lavoro si chiamava “Lavinia”, era la storia di una schiava ambientata nella Roma dei primi cristiani, ed io facevo la parte di una vestale. Tutt’altra cosa rispetto al fantasma ” ballerino” di adesso. Comunque, proseguendo nel frattempo gli studi all’interno della Scuola Archeosofica, visto il tema dello spettacolo in scena ancora quest’anno (“Fantasmi e Tavolini Parlanti“)  mi sono trovata a riflettere su un fatto curioso: com’è possibile che all’alba del Terzo Millennio, nell’epoca del progresso scientifico e tecnologico, delle grandi scoperte e dei viaggi interplanetari, l’uomo continui ancora ad ignorare i misteri che lo riguardano più da vicino, quelli della sua coscienza: l’origine, l’evoluzione e la sorte di questa coscienza una volta varcata la soglia della morte? Sembra uno strano paradosso, eppure se è vero che l’uomo ha fatto passi da gigante nell’investigazione dell’universo fuori di lui, ancora sembra sfuggirgli la conoscenza dell’ ”universo” che è dentro di lui. La vita e la morte, misteri che sin dalla più remota antichità ancora oggi restano tali, sebbene molte culture e tradizioni di epoche e latitudini differenti abbiano praticato dei metodi per una sperimentazione diretta dei molteplici stati che la coscienza vive libera dal corpo fisico.

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L’ARTE DEL GESTO NELLA DRAMMATURGIA E NELLA DANZA – di Daniela Scatizzi ed Eleonora Russelli

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Il gesto è da sempre stato utilizzato dall’uomo nel rapporto con i suoi simili, con le forze della natura e con Dio. Fulcro e forza primigenia, ancestrale di espressione, il gesto è stato infatti applicato nelle danze, nella drammaturgia e nei rituali di tutto il mondo e di ogni epoca. Già gli uomini primitivi usavano il linguaggio dei gesti e della mimica del volto per comunicare tra di loro. Inoltre i gesti scandivano i principali eventi vissuti dalla collettività, come la caccia, il matrimonio, il culto alla divinità. Testimonianze sono riportate dall’autrice G. Barbagiovanni nel suo Le identità del Corpo. Viaggio nell’antropologia della danza a pag.20.danza india 3

La patria del gesto, dove è stato maggiormente sviluppato e codificato, è sicuramente l’India. I gesti, chiamati Mudra, nascono qui, e costituiscono una vera e propria scienza segreta. Ne sono fondamento il trattato drammaturgico Natya sastra o Quinto Veda (i Veda sono i Testi Sacri dell’India più antica, composti forse tra il 1800 e l’800 a.C.), e l’Abhinaya Darpana (specchio dei gesti). Interessante è il teatro Kathakali, nato nella regione indiana del Kerala nel XVII secolo su ispirazione delle più antiche tradizioni.

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