Giovanna d’Arco. Già il nome è sufficiente a suscitare nella nostra interiorità una valanga di sensazioni e ricordi. Giovane donna, tenace, forte, guerriera di antico stampo, un esempio di coraggio e fermezza pur nella fragilità femminile. Ingiustamente accusata, vittima di un chiaro raggiro a scopo politico, fu bruciata sul rogo. Orrendo modo per lasciare questa terra. Orribile e terribile. Ma a quei tempi andavano poco per il sottile. Chi deteneva il potere, lo usava spudoratamente, senza troppi scrupoli. Dicevano che era pazza, solo perché non capivano e non potevano capire la portata delle sue parole. Chiusi nel formalismo più assurdo, dicevano che essendo “analfabeta” (ma poi lo era davvero?) come poteva, come pretendeva di assurgere alla guida di un esercito? Come poteva proferire parole veritiere ? Era una donna dopotutto, solo una giovane donna!
Mark Twain ha scritto un bellissimo romanzo intitolato “La vita e il processo a Giovanna d’Arco”, se vi capita leggetelo. La prima pagina porta questa citazione: “Considerate questa singolare e rilevante peculiarità: Sin da quando esiste testimonianza scritta della storia del genere umano, Giovanna d’Arco è stata la sola e unica persona che in veste di generale supremo si sia posta alla testa delle forze militari di una nazione all’età di diciassette anni“. Louis Kossuth.
Una vita affascinante la sua, a cominciare dalle visioni mistiche quando viveva nel villaggio di Domremy, poi il periodo militare sul campo di battaglia e infine il tortuoso processo per stregoneria che determinò la sua prematura fine.
La prossima primavera andrà di nuovo in scena “Giovanna d’Arco: il processo”, opera originale scritta e diretta da Alessandro Boncompagni. Anche questa volta curerà personalmente l’adattamento e la scenografia, avvalendosi di alcuni attori della Compagnia Teatrale Archeosofica insieme ad altri valenti professionisti. Per informazioni e prenotazioni potete contattarci sulla pagina FB. Io ho avuto il piacere di assistere a questo spettacolo anni fa, realizzato all’interno di una chiesa sconsacrata, e devo ammettere che ne sono rimasta affascinata. Anche se il genere è completamente diverso dal mio, direi l’opposto perché io sono per il “classico” teatro in costume, la “Giovanna d’Arco” del nostro amico Boncompagni può suscitare riflessioni e discussioni. Chissà che effetto farà in un teatro all’italiana …
Elisabetta Meacci