C’È PUZZA DI ZOLFO – di Caterina Savasta


Liebe Frau Brigitte Neuner,

rassettando la chiesa stamane ho trovato la vostra lettera dentro un messale… Oh quanto tempo è già passato e chissà cosa avete pensato di me che non vi ho risposto con la solerzia che si confà ad una donna nella mia posizione. Ma vi garantisco che non è stata una negligenza volontaria, sebbene essere la perpetua di Monsignore lasci ben poco tempo per scrivere o quant’altro. Non mi lamento, sia ben chiaro, sono una donna felice, così felice di poter servire ogni giorno al piano divino. Devo avere buona cura della chiesa e degli appartamenti annessi, compresa l’aula dove Monsignore tiene le sue lezioni, assicurarmi dell’armonia e ordine in cucina, dove io stessa preparo con amore le mie famose torte di mele, e poi ci sono le sacre funzioni, i funerali, i vespri, le visite ai moribondi,  e insomma, le giornate volano in un batter d’occhio. Sono lieta del vostro gentile pensiero, la vostra lettera mi fu molto gradita e rileggerla oggi, seppur a distanza di tempo, mi ha ricordato della famiglia Kruger, di quel brutto periodo passato dalla povera Margit e delle stranezze ascoltate in quel salotto, dove si parlava perfino di fantasmi e tavolini parlanti. Ho finalmente trovato un attimo di tregua e di riposo in questa giornata di lavoro, ed eccomi a rispondervi.

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